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lunedì 5 agosto 2013

Colli come educatore

Capitolo II


34. Abbiamo detto che la comprensione di Nietzsche è connessa al concetto di grandezza. Colli stesso lo afferma chiaramente: «il suo discorso sembra essersi fermato sulla potenza, ma ciò non deve ingannare; la potenza è soltanto il sostrato elementare, che egli ha saputo mettere in chiaro, ma dalla potenza si distacca la grandezza, e questo Nietzsche l'ha mostrato con il suo destino terreno» (RE 122). La questione della grandezza è importante anche per comprendere Colli. Vediamo qui brevemente il tema centrale: la complementare opposizione tra grandezza e potenza, nella sfera degli impulsi umani.
La questione è di estremo interesse, dato che è posta nei termini di un' ipotesi che riguarda la struttura metafisica. Colli si chiede che cosa sia l'impulso della grandezza: è esso «una volontà di potenza trasfigurata, o forse una tendenza radicale a negare in blocco la vita, o infine una spinta primordiale anteriore persino alla volontà di potenza» (DN 100). Colli esclude le prime due supposizioni dicendo che «l'impulso alla grandezza non muove contro la volontà di potenza: la sua natura è differente, il suo tendere è direzione opposta» (idem).
La natura ambigua di Dioniso non permette di stabilire un prima e un dopo o una gerarchia tra i termini contrapposti. Ma per stabilire se la grandezza debba intendersi come una spinta anteriore e superiore alla potenza, bisogna chiedersi se entrambe le sfere riflettono il so strato metafisico. In altri termini: come possono scaturire da uno stesso sostrato manifestazioni così diverse? Colli dice che la radice dell'individuazione nel fenomeno è da ricercare nella differenziazione che c'è in seno ai contatti, «tra quelli che sono un giuoco, una danza, un riso di fanciullo e quelli che sono oppressi dall'ostacolo più di quanto non sappiano espandersi, in cui dolore e mancanza prevalgono» (RE 308). Questa duplice natura metafisica, Colli l'ha individuata nei kuroi. Nella loro «ruvida nudità» egli scorge un richiamo all'immediatezza, che si presenta carica di forti ambiguità. Significativo per noi è il modo in cui essa può decidersi: «quei muscoli di fatti sono tesi, rapidi a slanciarsi subitaneamente, a sfrenarsi in uno scatto ... , con la stessa prontezza e concitazione, con cui le anime dei kuroi, che indugiano nella recettività del sorriso, possono d'un tratto scatenare pensieri ...» (FE 176). Dunque la potenza può configurarsi come un impulso che si scatena all'esterno, ma qui trova altre potenze che la ostacolano. La sfera dell'azione, i comportamenti individuali e collettivi riflettono la parte del groviglio metafisico in cui prevalgono dolore e mancanza. Lo slancio violento che cerca una strada si perpetua nell'espressione come volontà di potenza (cfr. RE 326).
La grandezza invece è un impulso trattenuto, che tende a sottrarsi a ogni tipo di conflitto. La caratteristica della grandezza sembra essere la rinuncia all'azione, ma per Colli il distacco dalla vita immediata ha un contenuto positivo, più di quanto non lasci intuire la famosa definizione aristotelica, secondo la quale grandezza d'animo sarebbe il rimanere indifferenti alla buona e alla cattiva fortuna. «Staccata dal conflitto, raccolta in se, la grandezza è pur sempre potenza, ma non consumata nella lotta, non impegnata, non invischiata da altro, perturbata da contatto, sforzo, tensione, partecipazione. Essa è sola, senza dualità, contempla la vita, la riflette nella sua totalità, non è un singolo nodo di lotta» (RE 122).
Riferiti agli individui i concetti di grandezza e di potenza descrivono due generi completamente diversi. Coloro che sono immersi totalmente nella vita, che rimangono invischiati nei singoli nodi di lotta, muovono in un quadro riduttivo: i loro confini sono la necessità, la pena, il bisogno, la fatica. La vita intesa come conservazione dell'individuo e propagazione della specie, traccia il limite dell'uomo economico, dell'uomo politico. Chi invece possiede una diversa qualità dell'anima si distacca dalla vita, taglia «i propri impulsi di appropriazione», giunge a una conoscenza superiore, agisce e pensa senza finalità.

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