33.
Nei QUADERNI POSTUMI di Colli c'è un breve ma enigmatico
frammento, l'interpretazione del quale può condurre a un
importante risultato: individuare
su che cosa si fonda la «comprensione di Nietzsche» da
parte di Colli.
«Sils-Maria.
Vissutezze intense: la cascata. Comprensione di Nietzsche» (RE
814). Qui ogni parola è suggestiva: la comprensione del
filosofo e il luogo, la forte emozione e l'immagine. Anche il fatto
che esso si trovi «nell'unico manoscritto non filosofico»,
accresce
l'interesse.
All'immagine
della cascata Nietzsche ricorse quando volle rendere chiara
l'indimostrabile proposizione di Talete «tutto è acqua».
Egli consigliava di pensare a « ... un artista figurativo di
fronte a una cascata, il quale veda nelle forme che gli balzano
incontro una metamorfosi - artisticamente rappresentativa -
dell'acqua in corpi di uomini e animali, maschere, piante, rocce,
ninfe, grifoni, insomma tutti i tipi esistenti» (PHG 282).
Attraverso la metafora Nietzsche recuperava l'intuizione metafisica
di Talete, secondo cui «tutto è uno» e ogni cosa
manifesta è un travestimento di qualcosa di nascosto. La
stessa cosmogonia è disegnata da Colli in modo efficace con
l'immagine della cascata che dovrebbe suggerirci Dioniso: « ...
uno slancio insondabile, lo sconfinato elemento acqueo, il flusso
della vita che precipita da una roccia su un' altra roccia, con
l'ebbrezza del volo e lo strazio della caduta; è
l'inesauribile attraverso il frammentarsi, vive in ciascuna delle
lacerazioni del corpo tenue dell'acqua contro le aguzze pietre del
fondo (SG I 16).
La
cascata risulta essere un'immagine privilegiata, ad essa ricorre
ancora Colli quando deve rendere visibile l'impulso ostacolato: «Come
la cascata fermata da una roccia trasmette a questa un'energia. Così
sorge il mondo dell'espressione. Ciò in cui si cambia
l'impulso trattenuto è l'espressione (quindi seconda per
natura - ma simultanea e congiunta)»
(RE 40). Il frammento è ripreso in un aforisma (DN 191) in cui
si discute proprio la tesi metafisica di Nietzsche.
Fin
qui non sembrano esserci problemi interpretativi, poiché
risulta documentato per immagini un legame dottrinale tra Nietzsche e
Colli, senonché tra i due filosofi esiste un' affinità
che va al di là dell'accordo su un' ipotesi. L'immagine
evocata da Colli è quella contenuta nella poesia di Nietzsche
Sul
ghiacciaio (DD
131):
più rapida
salta giù dalle rocce
la cascata, come per
salutare,
ed eccola ferma,
appassionata,
come bianca colonna
abbrividente
Il
momento culminante di questo quadro non è un impulso
ostacolato. L'impetuoso fluire dell'elemento è colto qui per
un attimo in sospensione. Un simile accadimento esprime una frase
esemplare dello Zarathustra:
«esitare
come la cascata che precipitando esita ancora» (Za 128). Se a
queste ultime immagini, più che alle altre, si lega la
comprensione di Nietzsche, dobbiamo chiederei che cosa suggerisce
queste esperienza. Alcuni versi di Colli, in cui è
riconoscibile la citazione nietzscheana, ci forniscono la risposta:
lo sguardo sciolto
dai legami
la visione che piega
con un soffio
gli alberi
svettanti,
il sorriso del dio
che comanda
d'un tratto l'onda
s'arresta
esita sognando sotto
l'occhio
fermo di Apollo
- precipita dal
ghiacciaio la cascata
e si rompono cento
ruscelli
nella pianura
sanguigna.
Se
la vita è paragonabile all'incerto, sofferente e senza posa
cadere dell'acqua sulle rocce, se il frantumarsi dell'elemento
coincide con l' individuazione, con lo stato in cui «appannato
è lo sguardo divino», allora l'onda che si arresta
e
che esita
rappresenta
il momento della contemplazione, del distacco.
Colli
descrive ancora questa esperienza, adoperando lo stesso termine,
sospensione, con cui indica la coincidentia
oppositorum insita
nell'archè
(FE
51-3). «Quando emerge in noi la grande sospensione, quando
siamo assaliti dall'emozione che paralizza, senza causa apparente,
cade allora il sipario tra noi e le cose, rimane inavvertita la
corporeità, si fanno lievi gli oggetti e i contorni perdono la
loro fermezza» (DN 70).
Siamo
giunti finalmente per una via insolita a individuare ciò su
cui si fonda la comprensione di Nietzsche:
la sospensione allude alla grandezza. Abbiamo dovuto ricorrere a
queste acrobazie interpretative perché Colli ama nascondersi.
In
Filosofia
dell'espressione l'impulso
ostacolato è descritto come un
caso
di memoria dell'irrappresentabile (FE 36); Colli ha lasciato dunque
fuori dal «sistema» ciò che ha vissuto «senza
sforzo, con lievità». In termini dionisiaci, ha
manifestato il comando mentre ha nascosto il sorriso del dio.
Un «silenzio
misterico» avvolge il suo intimo sentire.
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