28. Nella
inattuale Schopenhauer come educatore Nietzsche
insegna questa venerazione. La sua testimonianza, ricca di preziosi
insegnamenti, diventa per Colli un modello per ripetere l'esperienza.
Rivive nell'esperienza di Colli verso Nietzsche quell' amore
dell'immortalità che
era l'aspetto più importante nel rapporto di discepolato
presso i Greci. La sua venerazione lo distingue dal semplice lettore;
egli lascia parlare il maestro senza edificare alcuna interpretazione
e, senza intermediari, cerca di comprenderlo nella sua «totalità»
e non secondo «frammenti casuali o suggestivi».
29. Forte dev'essere
stata l'azione di Nietzsche sulla vita individuale di Colli, dal
momento che il pensiero del maestro «tocca il tessuto immediato
della vita» e come la musica plasma in profondità
l'animo (SN 11-14). Ma di questa esperienza intima, giustamente,
Colli non ama parlare; un ammirevole senso del pudore gli fa dire che
è difficile rendere concettualmente l'effetto fisiologico
degli aforismi nietzscheani. Egli preferisce enunciare il senso della
cultura che si connette a questa venerazione: «Venerare uno
scritto, un uomo del passato è il sentimento più nobile
dell'uomo: con esso si vuol superare l'urto volgare del presente, e
si cerca di trarre da questo mondo umano dei valori permanenti»
(RE 96).
30.
Colli propose a se stesso questo complesso ed esaltante enigma di
nome Nietzsche perché poteva
e
voleva
comprendere.
Il «contatto pieno con la sua persona» gli consente di
cogliere in Nietzsche, al di là delle maschere, delle commedie
e delle polemiche del momento un «sottofondo immutabile»,
un atteggiamento fondamentale, che è della grande filosofia:
il distacco dal presente, dagli interessi sociali e politici e il
tentativo di cogliere e affermare i valori essenziali della vita.
Mentre
nella pseudocultura contemporanea si assiste alla compiaciuta
confusione con il presente e al relativismo dei valori.
31.
Imparare da Nietzsche per Colli significa pure trattare il maestro
con la stessa severità e giustizia con cui questi ha giudicato
gli altri (DN 196; RE 493). Colli sottolinea alcune «lacune»
nietzscheane, come la mancanza di disciplina filosofica o l' acerbità
teoretica, anche se riconosce che queste lacune non impediscono a
Nietzsche di cogliere intuitivamente la verità (RE 84). Più
severa è la critica alle deviazioni dall'immagine dell'uomo
integro, che Nietzsche stesso ha proposto nei suoi scritti; quando
questi dimentica il suo essere aristocratico, antico per presentarsi
invece con i vizi tipici della modernità (scrivere troppo,
parlare molto di sé, occuparsi dell'attualità). Colli
vuole dimostrare la sua impeccabilità rispetto a un grande
modello.
32.
Storicamente forse non esiste un pensatore più mal
trattato di
Nietzsche. La sua persona ha dovuto sopportare la curiosità
degli animi più volgari, le sue parole hanno dovuto soddisfare
il gusto degli interpreti più corrotti. Solo in Colli troviamo
rispettata la sua grandezza. Solo chi ha imparato veramente può
essere mosso da un profondo senso di gratitudine.
Verso
Nietzsche Colli paga il suo debito di riconoscenza in una maniera che
non trova l' eguale. Basti pensare all'impegno profuso per la fedele
riproduzione delle Opere
nietzscheane.
Ed è proprio Mazzino Montinari (suo amico e discepolo) a
rendergli il massimo onore, quando nel rifare la «preistoria»
della loro edizione ci informa che senza Giorgio Colli essa non ci
sarebbe stata (Su
Nietzsche,
Roma
1981, pp. 3-13).
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