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lunedì 5 agosto 2013

Colli come educatore

Capitolo II

28. Nella inattuale Schopenhauer come educatore Nietzsche insegna questa venerazione. La sua testimonianza, ricca di preziosi insegnamenti, diventa per Colli un modello per ripetere l'esperienza. Rivive nell'esperienza di Colli verso Nietzsche quell' amore dell'immortalità che era l'aspetto più importante nel rapporto di discepolato presso i Greci. La sua venerazione lo distingue dal semplice lettore; egli lascia parlare il maestro senza edificare alcuna interpretazione e, senza intermediari, cerca di comprenderlo nella sua «totalità» e non secondo «frammenti casuali o suggestivi».

29. Forte dev'essere stata l'azione di Nietzsche sulla vita individuale di Colli, dal momento che il pensiero del maestro «tocca il tessuto immediato della vita» e come la musica plasma in profondità l'animo (SN 11-14). Ma di questa esperienza intima, giustamente, Colli non ama parlare; un ammirevole senso del pudore gli fa dire che è difficile rendere concettualmente l'effetto fisiologico degli aforismi nietzscheani. Egli preferisce enunciare il senso della cultura che si connette a questa venerazione: «Venerare uno scritto, un uomo del passato è il sentimento più nobile dell'uomo: con esso si vuol superare l'urto volgare del presente, e si cerca di trarre da questo mondo umano dei valori permanenti» (RE 96).

30. Colli propose a se stesso questo complesso ed esaltante enigma di nome Nietzsche perché poteva e voleva comprendere. Il «contatto pieno con la sua persona» gli consente di cogliere in Nietzsche, al di là delle maschere, delle commedie e delle polemiche del momento un «sottofondo immutabile», un atteggiamento fondamentale, che è della grande filosofia: il distacco dal presente, dagli interessi sociali e politici e il tentativo di cogliere e affermare i valori essenziali della vita.
Mentre nella pseudocultura contemporanea si assiste alla compiaciuta confusione con il presente e al relativismo dei valori.

31. Imparare da Nietzsche per Colli significa pure trattare il maestro con la stessa severità e giustizia con cui questi ha giudicato gli altri (DN 196; RE 493). Colli sottolinea alcune «lacune» nietzscheane, come la mancanza di disciplina filosofica o l' acerbità teoretica, anche se riconosce che queste lacune non impediscono a Nietzsche di cogliere intuitivamente la verità (RE 84). Più severa è la critica alle deviazioni dall'immagine dell'uomo integro, che Nietzsche stesso ha proposto nei suoi scritti; quando questi dimentica il suo essere aristocratico, antico per presentarsi invece con i vizi tipici della modernità (scrivere troppo, parlare molto di sé, occuparsi dell'attualità). Colli vuole dimostrare la sua impeccabilità rispetto a un grande modello.

32. Storicamente forse non esiste un pensatore più mal trattato di Nietzsche. La sua persona ha dovuto sopportare la curiosità degli animi più volgari, le sue parole hanno dovuto soddisfare il gusto degli interpreti più corrotti. Solo in Colli troviamo rispettata la sua grandezza. Solo chi ha imparato veramente può essere mosso da un profondo senso di gratitudine.
Verso Nietzsche Colli paga il suo debito di riconoscenza in una maniera che non trova l' eguale. Basti pensare all'impegno profuso per la fedele riproduzione delle Opere nietzscheane. Ed è proprio Mazzino Montinari (suo amico e discepolo) a rendergli il massimo onore, quando nel rifare la «preistoria» della loro edizione ci informa che senza Giorgio Colli essa non ci sarebbe stata (Su Nietzsche, Roma 1981, pp. 3-13).

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