Capitolo II Capire Nietzsche
21. Quella che viene celebrata
oggi nelle Università, nei convegni, nelle riviste, nelle pubblicazioni non è
vera filosofia (cfr. DN 52; RE 92). La diagnosi di Colli è la stessa descritta
da Nietzsche: «Il filosofare moderno ha sempre un colorito politico e
poliziesco, è indirizzato dai governi, dalle Chiese, dalle accademie, dai
costumi, dalle mode, dalla viltà degli uomini, alla sola conquista dell' apparenza
erudita» (PHG 278). Ridotta così la filosofia non ha più niente di vitale,
tanto meno può assumere il ruolo, che le compete, di unificatrice della
cultura. Di fronte a questa situazione Colli non si perde in nessuna
compiaciuta disperazione, in nessuna cinica vendetta; nel suo atteggiamento si
riconosce invece la forza del filosofo, la forza di chi si impone un arduo
compito: mantenere alto il senso della cultura proposto dai suoi maestri,
poiché il vero «capire» per lui equivale a un «fare» qualcosa nella direzione
che essi hanno indicato. Colli sa che non si possono sollevare le sorti della cultura
senza istituire una «educazione nuova». Le linee essenziali con cui inizia a
lottare sono chiaramente all'opposto di quanto è stato imposto finora dallo
Stato, al quale, in quanto forza ostile alla vera cultura, come prima regola,
bisogna sottrarre l'educazione (RE 78, 87).
22. L’«Enciclopedia di autori classici» (EAC) fu lo strumento della sua azione. Il valore di questa impresa sta nella scelta: i classici sono «coloro la cui espressione ha raggiunto un'eccellenza non effimera nel campo della grandezza umana» (PEAC 147). Appartengono a questa schiera anzitutto gli ispiratori del progetto, Schopenhauer e Nietzsche, e poi molti degli autori che stanno alla base della loro formazione intellettuale: i Greci, i mistici indiani, Spinoza, Voltaire, Goethe, Hölderlin, Stendhal, Burckhardt, ecc. Proponendo e difendendo questa cultura Colli si è concesso quel privilegio della gioventù di cui parla Nietzsche: il «privilegio di una valorosa e temeraria onestà e l'entusiasmante conforto della speranza» (HL 353).
La grandezza è
l'essenza che unifica le espressioni poetiche, storiche, filosofiche, morali,
scientifiche di questi autori, al di là delle differenze di talento o abilità
individuali. Con esse è possibile
«avvicinarsi alla vera cultura» (PEAC 11). E poiché «ciò che gradua il valore
assoluto dell'espressione umana è la sua partecipazione al concetto di
grandezza» (RE 122), appare naturale l'assenza dall'Enciclopedia di certi miti
moderni (Hegel, Marx, Heidegger). Stupisce forse la presenza di alcuni autori
venuti dopo Nietzsche (Freud, Bergson), ma con alcune osservazioni di Colli (RE
152, 206, 246, 293) è possibile, se occorre, ristabilire prontamente le
gerarchie.
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