Visualizzazioni totali

giovedì 6 dicembre 2012

Colli come educatore, II

Riprendo a trascrivere i paragrafi del mio libro 

Capitolo II Capire Nietzsche



21. Quella che viene celebrata oggi nelle Universi­tà, nei convegni, nelle riviste, nelle pubblicazioni non è vera filosofia (cfr. DN 52; RE 92). La diagno­si di Colli è la stessa descritta da Nietzsche: «Il filosofare moderno ha sempre un colorito politico e poliziesco, è indirizzato dai governi, dalle Chiese, dalle accademie, dai costumi, dalle mode, dalla viltà degli uomini, alla sola conquista dell' appa­renza erudita» (PHG 278). Ridotta così la filosofia non ha più niente di vitale, tanto meno può assume­re il ruolo, che le compete, di unificatrice della cultura. Di fronte a questa situazione Colli non si perde in nessuna compiaciuta disperazione, in nes­suna cinica vendetta; nel suo atteggiamento si rico­nosce invece la forza del filosofo, la forza di chi si impone un arduo compito: mantenere alto il senso della cultura proposto dai suoi maestri, poiché il vero «capire» per lui equivale a un «fare» qualcosa nella direzione che essi hanno indicato. Colli sa che non si possono sollevare le sorti della cultura senza istituire una «educazione nuova». Le linee essenziali con cui inizia a lottare sono chiara­mente all'opposto di quanto è stato imposto finora dallo Stato, al quale, in quanto forza ostile alla vera cultura, come prima regola, bisogna sottrarre l'edu­cazione (RE 78, 87). 

22. L’«Enciclopedia di autori classici» (EAC) fu lo strumento della sua azione. Il valore di questa impresa sta nella scelta: i classici sono «coloro la cui espressione ha raggiunto un'eccellenza non effimera nel campo della grandezza umana» (PEAC 147). Appartengono a questa schiera anzitutto gli ispiratori del progetto, Schopenhauer e Nietzsche, e poi molti degli autori che stanno alla base della loro formazione intellettuale: i Greci, i mistici indiani, Spinoza, Voltaire, Goethe, Hölderlin, Stendhal, Burckhardt, ecc. Proponendo e difenden­do questa cultura Colli si è concesso quel privilegio della gioventù di cui parla Nietzsche: il «privilegio di una valorosa e temeraria onestà e l'entusiasman­te conforto della speranza» (HL 353). 
La grandezza è l'essenza che unifica le espressioni poetiche, storiche, filosofiche, morali, scientifiche di questi autori, al di là delle differenze di talento o abilità individuali. Con esse è possibile «avvicinar­si alla vera cultura» (PEAC 11). E poiché «ciò che gradua il valore assoluto dell'espressione umana è la sua partecipazione al concetto di grandezza» (RE 122), appare naturale l'assenza dall'Enciclopedia di certi miti moderni (Hegel, Marx, Heidegger). Stupisce forse la presenza di alcuni autori venuti dopo Nietzsche (Freud, Bergson), ma con alcune osservazioni di Colli (RE 152, 206, 246, 293) è possibile, se occorre, ristabilire prontamente le gerarchie. 

Nessun commento:

Posta un commento