Anche
il giovane Colli si presenta a noi come un educatore, proprio nel
momento in cui lo troviamo teso ad educare se stesso attraverso lo
studio dei grandi del passato, anzitutto i Presocratici e tra i
moderni soprattutto Schopenhauer e Nietzsche. Poiché per lui
penetrare nell'interiorità di quegli uomini eccezionali
(attraverso le loro opere) significa scegliersi il modo più
alto di esistere, crearsi un intimo modo di essere perfetto nella
vita (AD 29-30).
Dunque
sin da subito Colli ha scelto la grandezza come cifra della propria
vita (AD 51). E conoscendo la coerenza di cui Colli ha dato prova,
non ci stupisce trovare già anticipata nei suoi scritti
giovanili quella perfetta fusione dell'aspetto
metafisico-gnoseologico e morale (AD 28) che egli realizzerà
negli anni della maturità.
Apollineo
e dionisiaco (AD) è
importante non solo perché possiamo vedere nel giovane Colli
già presente quella volontà di dominare le cose con la
conoscenza della loro essenza (AD 29), è importante anche
perché contiene numerosi riferimenti ad artisti moderni
(Pollaiolo, Leonardo, Piero della Francesca, Michelangelo) che non
saranno più menzionati nelle opere successive; tranne un
generico ma importante riferimento alla pittura del Rinascimento
(Dopo Nietzsche 150).
Ma Apollineo e dionisiaco è
utilissimo soprattutto per cogliere qualche differenza tra l'estetica
del periodo giovanile e l'estetica della maturità.
In
questo scritto giovanile (1938-1940) Colli si confronta
principalmente con Schopenhauer e Nietzsche, che considera le ultime
tempre filosofiche, gli unici che nel mondo moderno non usurpano il
titolo di filosofo.
A
differenza di Schopenhauer, Colli non pensa di stabilire un sistema
delle arti. Come è noto Schopenhauer nel terzo libro del Mondo
come volontà e rappresentazione
pone una diferenza tra la musica, che esprimerebbe direttamente la
volontà e le arti figurative, che hanno per oggetto le idee
platoniche (espresse secondo un ordine gerarchico, che dal grado più
infimo, l'architettura, arriva al grado più elevato, la
tragedia). Dal confronto con Schopenhauer Colli invece matura la sua
visione del mondo, in cui la fondamentale opposizione tra noumeno e
fenomeno viene ripensata nei termini di interiorità
(che assume valore di cosa in
sé) ed espressione (cioè
la rappresentazione).
Alla
luce di questa visione, Colli ripensa la distinzione tra apollineo e
dionisiaco posta da Niezsche nella Nascita della tragedia.
E dice in modo esplicito che la contrapposizione tra il carattere
apollineo e il carattere dionisiaco è il criterio fondamentale
per qualsiasi interpretazione estetica (AD 57).
Tutto
il fenomeno artistico grazie a questa distinzione porta a una sua
differente valutazione, per cui al dionisiaco tocca indubbiamente una
dignità superiore rispetto all'apollineo. E difatti senza
tener conto della differenza tra i generi artistici - cioè
musica da una parte e scultura ed epica dall'altra, come aveva fatto
Nietzsche – Colli stabilisce la differenza tra arte sovrumana
(dionisiaca) e arte umana (apollinea).
Chiariamo
questi due concetti. Il dionisiaco individuale (e non collettivo –
grande errore della Geburt, secondo
Colli: AD 63) viene definito come “interiorità pura,
sentimento e volontà denudati da immagini” (AD 111). Per cui
processo creativo dell'opera d'arte avverrebbe secondo questi
termini: il vero cretore dionisiaco parte dalla propria interiorità,
senza stimoli esterni e senza l'impressione di cose particolari, e
quando la sua solitudine trabocca di vissutezza e sente il bisogno di
comunicare con gli altri uomini cerca affannosamente simboli visivi
che espriamano il suo interno (AD 119, 129).
L'apollineo
invece è espressione, la sua natura è sin dall'inizio
condizionata e nella sua essenza è inferiore e dipendente dal
dionisiaco (AD 79), per cui gli aritsti umani (Omero, Dante,
Shakespeare, Verdi) si muovono nell'ambito della rappresentazione,
creano cioè attraverso l'umano. Nel loro stato sognante,
contemplativo, partono da una immagine creata spontaneamente o da una
sensazione o da un'esperienza personale e questa immagine, che ha
dato luogo al loro sentimento, è quella stessa che poi viene
trasformata artisticamente.
Nelle
opere della maturità la distinzione tra arte umana e arte
sovrumana non compare. Forse ne rimane una traccia nell'aforisma
intitolato “Nebbia e sole” (Dopo Nietzsche
179), in cui Colli distingue un mistcismo mediterraneo, visionario,
da un misticismo nordico, che rifugge dall'apparenza sensibile.
Questo
mutamento è dovuto molto probabilmente al nuovo significato
che viene ad assumere a Apollo in seguito alla sua geniale
ricostruzione delle origini della sapienza. Anzi, ne La
nascita della filosofia la
preminenza è data ora ad Apollo, tant'è che qui
l'estasi misterica dionisiaca veine considerata “il presuposto
della conoscenza, anziché conoscenza stessa”, di cui invece
Apollo è signore (NF 15-17).
Negli
scritti della maturità, e ci riferiamo soprattutto al capitolo
“Arte è ascetismo” dell'opera Dopo Nietzsche, la
distinzione tra arte umana e arte sovrumana non viene ripresa, e si
può dire quindi – parafrasando una celebre opera di estetica
del Settecento – che qui le belle arti sono ricondotte a
un unico principio: il
dionisiaco soltanto.
In
tutti i casi, per concludere, al di là dei generi espressivi e
delle variazioni dovute all'approfondimento delle due divinità
greche, ci sembra di poter dire che viene riconfermato il pensiero
fondamentale maturato negli anni giovanili: l'arte deve avere un
valore metafisico. La rappresentazione deve essere vista in relazione
a un fondo dionisiaco. Questo è l'unico metro per scoprire la
grande arte (La ragione errabonda fr.
505, 179).
Data
questa severa concezione estetica, non stupisce l'assenza, sia negli
scritti giovanili sia nelle opere delle maturità, di un
qualche riferimento all'arte contemporanea. Anzi, in un frammento dei
suoi “Quaderni postumi”, in cui Colli critica i sistemi
filosofici contemporanei, che secondo lui nascono dalla loro smania
di mostrarsi originali e dalla inconfesata incapacità di
tenere il passo con i grandi del passato, li paragona a tutte le
rivolte anti-tradizionaliste dell'arte figurativa più recente
(La ragione errabonda fr.92).
Un'estetica
impegantiva quella di Colli, che meriterebbe di essere onorata da
qualche artista che volesse assumerla come poietica
o da qualche filosofo che volesse seguirne i suggerimenti e i criteri
per una critica d'arte.
[testo preparato per la presentazione degli Atti]
Nessun commento:
Posta un commento